Cos’è la Santa Messa?
Spunti di riflessione sulle diverse parti della liturgia eucaristica, tratti dalle catechesi di Papa Francesco tenutesi da novembre 2017 a marzo 2018.
Indice:
1. Il cuore della Chiesa
2. La Messa è preghiera
3. La Messa è il memoriale del Mistero pasquale di Cristo
4. Perché andare a Messa la domenica?
5. Riti di introduzione
6. L’atto penitenziale
7. Il canto del “Gloria” e l’orazione colletta
8. Liturgia della Parola: dialogo tra Dio e il suo popolo
9. Liturgia della Parola: Vangelo e omelia
10. Liturgia della Parola: Credo e Preghiera universale
11. Liturgia eucaristica: Presentazione dei doni
12. Liturgia eucaristica: Preghiera eucaristica
13. Liturgia eucaristica: “Padre nostro” e frazione del Pane
14. Liturgia eucaristica: la Comunione
15. Riti di conclusione
1. Il cuore della Chiesa
«Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»
(Gv 6,53-54)
Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che, nel mondo intero, in duemila anni di storia, hanno resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia; e quanti, ancora oggi, rischiano la vita per partecipare alla Messa domenicale.
Nell’anno 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, un gruppo di cristiani, del nord Africa, furono sorpresi mentre celebravano la Messa in una casa e vennero arrestati. Il proconsole romano, nell’interrogatorio, chiese loro perché l’avessero fatto, sapendo che era assolutamente vietato. Ed essi risposero: «Senza la domenica non possiamo vivere», che voleva dire: se non possiamo celebrare l’Eucaristia, non possiamo vivere, la nostra vita cristiana morirebbe “Senza l’Eucarestia non possiamo vivere e la nostra vita cristiana morirebbe”.
L’Eucaristia è un avvenimento meraviglioso nel quale Gesù Cristo, nostra vita, si fa presente.
Partecipare alla Messa «è vivere un’altra volta la passione e la morte redentrice del Signore. È una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo».
2. La Messa è preghiera
«Signore, insegnaci a pregare»
(Lc 11,1)
La Messa è preghiera, anzi, è la preghiera per eccellenza, la più alta, la più sublime, e nello stesso tempo la più “concreta”. Infatti è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù. È un incontro con il Signore.
Che cosa è veramente la preghiera? Essa è anzitutto dialogo, relazione personale con Dio. E l’uomo è stato creato come essere in relazione personale con Dio che trova la sua piena realizzazione solamente nell’incontro con il suo Creatore. La strada della vita è verso l’incontro definitivo con il Signore.
Pregare, come ogni vero dialogo, è anche saper rimanere in silenzio nei dialoghi ci sono momenti di silenzio , in silenzio insieme a Gesù. E quando noi andiamo a Messa, forse arriviamo cinque minuti prima e incominciamo a chiacchierare con chi è accanto a noi. Ma non è il momento di chiacchierare: è il momento del silenzio per prepararci al dialogo. È il momento di raccogliersi nel cuore per prepararsi all’incontro con Gesù. Il silenzio è tanto importante!
Come pregare?
– essere capaci di dire “Padre” a Dio
– mettersi alla presenza di Dio con confidenza filiale
– essere umili
– fiducia e confidenza in Dio: come il bambino verso i genitori
– lasciarsi meravigliare
La Messa è un incontro vivo con il Signore, non è come andare ad un museo.
Con la Messa il Signore incontra la nostra fragilità per riportarci alla nostra chiamata: la vocazione ad essere immagine e somiglianza di Dio.
3. La Messa è il memoriale del mistero pasquale di Cristo
«Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione»
(Cost. dogm. Lumen gentium)
La Messa è il memoriale del Mistero pasquale di Cristo. Essa ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita.
Per questo, per comprendere il valore della Messa dobbiamo innanzitutto capire allora il significato biblico del “memoriale”. Esso «non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma li rende in certo modo presenti e attuali. Ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell’Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita».
Gesù Cristo, con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo ha portato a compimento la Pasqua. E la Messa è il memoriale della sua Pasqua, del suo “esodo”, che ha compiuto per noi, per farci uscire dalla schiavitù e introdurci nella terra promessa della vita eterna. Non è soltanto un ricordo, no, è di più: è fare presente quello che è accaduto duemila anni fa.
Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore.
Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere mortale. Nella Messa ci uniamo a Gesù. Anzi, Cristo vive in noi e noi viviamo in Lui.
Il suo sangue ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che
è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce.
Quando andiamo a Messa è come se andassimo al calvario: attraversare passione, morte, risurrezione e ascensione di Gesù.
4. Perché andare a messa la domenica?
«Noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili»
(Papa Francesco, dicembre 2017)
Noi cristiani andiamo a Messa la domenica per incontrare il Signore risorto, o meglio per lasciarci incontrare da Lui, ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, e così diventare Chiesa, ossia suo mistico Corpo vivente nel mondo.
É la Messa che fa la domenica cristiana!
La domenica cristiana gira intorno alla Messa. Che domenica è, per un cristiano, quella in cui manca l’incontro con il Signore?
Perché il giorno del Signore è di Domenica?
Perché in quel giorno Gesù era risorto dai morti e la grande effusione dello Spirito Santo (Pentecoste) avvenne di Domenica.
Senza Cristo siamo condannati ad essere dominati dalla stanchezza del quotidiano, con le sue preoccupazioni, e dalla paura del domani. L’incontro domenicale con il Signore ci dà la forza di vivere l’oggi con fiducia e coraggio e di andare avanti con speranza. Per questo noi cristiani andiamo ad incontrare il Signore la domenica, nella celebrazione eucaristica.
Non andiamo a Messa per dare qualcosa a Dio, ma per ricevere da Lui ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
5. Riti di introduzione
La messa è composta da due parti: Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica.
La celebrazione si apre con i riti introduttivi:
– L’ingresso del celebrante
– Il segno della croce
– Il saluto (“il signore sia con voi”)
– L’atto penitenziale (“Io confesso/ Kyrie eleison”)
– Inno del Gloria
– Orazione colletta (colletta delle intenzioni di preghiera di tutti i popoli)
Perché ci sono i riti introduttivi? Per far sì che i fedeli riuniti insieme, formino una comunità e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia.
L’ingresso del celebrante:
Il sacerdote con gli altri ministri raggiunge processionalmente il presbiterio, e qui saluta l’altare con un inchino e, in segno di venerazione, lo bacia.
Perché lo bacia? Perché l’altare, in quanto segno di Cristo, è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia.
Il segno della croce:
Il sacerdote che presiede lo traccia su di sé e lo stesso fanno tutti i membri dell’assemblea, consapevoli che l’atto liturgico si compie «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Fare bene il segno della croce è avere come protezione la croce di Gesù.
Segnandoci con il segno della croce, dunque, non solo facciamo memoria del nostro Battesimo, ma affermiamo che la preghiera liturgica è l’incontro con Dio in Cristo Gesù, che per noi si è incarnato, è morto in croce ed è risorto glorioso.
Saluto liturgico:
Il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata.
Si esprime così la comune fede e il desiderio vicendevole di stare con il Signore e di vivere l’unità con tutta la comunità.
6. L’atto penitenziale
«O Dio, abbi pietà di me, peccatore»
(Lc 18,13)
L’atto penitenziale è l’invito a riconoscersi e confessarsi peccatori davanti a Dio e davanti alla comunità, davanti ai fratelli, con umiltà e sincerità, come il pubblicano al tempio.
Esso favorisce l’atteggiamento con cui disporsi a celebrare degnamente i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri peccati.
Solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri.
Le parole che diciamo con la bocca sono accompagnate dal gesto di battersi il petto, riconoscendo che ho peccato per colpa mia, e non di altri.
7. Il canto del “Gloria” e l’orazione colletta
«Un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello»
(Ordinamento Generale del Messale Romano, 53)
La Messa è la preghiera per eccellenza: Essa è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù.
L’esordio di questo inno “Gloria nell’alto dei cieli” riprende il canto degli Angeli alla nascita di Gesù a Betlemme, gioioso annuncio dell’abbraccio tra cielo e terra.
Il canto coinvolge però anche tutti noi “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Subito dopo il “Gloria” vi è una particolare forma di orazione denominata “Colletta”: nel momento in cui il sacerdote dice “preghiamo”, avviene un momento di silenzio, durante il quale ognuno pensa alle cose di cui ha bisogno e che vuole chiedere nella preghiera.
Il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito
Santo. Il silenzio è molto importante, poiché aiuta a raccoglierci in noi stessi e a pensare al perché siamo lì.
A questo punto il sacerdote raccoglie le intenzioni di ognuno, ed esprime a Dio, a nome di tutti, questa preghiera comune; che prende appunto il nome di “colletta” delle singole intenzioni.
8. Liturgia della Parola: dialogo tra Dio e il suo popolo
«Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»
(Mt 4,4)
La Messa è la preghiera per eccellenza: Essa è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù.
Quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella parola, annuncia il Vangelo. È dunque un’esperienza che avviene “in diretta”.
Nel momento i cui si leggono: la prima Lettura, la seconda Lettura, il Salmo responsoriale e il Vangelo, dobbiamo ascoltare ed aprire il cuore. Poiché è Dio stesso che ci sta parlando.
Le pagine della Bibbia cessano di essere uno scritto per diventare parola viva, pronunciata da Dio. E’ Dio che, tramite la persona che legge, ci parla e interpella noi che ascoltiamo.
La parola del Signore è un aiuto indispensabile per non smarrirci: essa ci nutre e ci illumina il cammino.
L’ascolto della Parola deve però essere accompagnato anche dalla pratica come ricorda l’apostolo Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi”.
Il percorso che deve dunque fare la Parola di Dio si può riassumere così: dalle orecchie al cuore e alle mani.
9. Liturgia della Parola: Vangelo e omelia
«La bocca di Cristo è il Vangelo. Lui regna in cielo, ma non cessa di parlare sulla terra»
(Sant’Agostino)
Il vangelo:
Il dialogo tra Dio e il suo popolo raggiunge il culmine nella proclamazione del Vangelo.
Il Vangelo costituisce la luce per comprendere il senso dei testi biblici che lo precedono, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento.
La liturgia distingue il Vangelo dalle altre letture e lo circonda di particolare onore e venerazione:
– la sua lettura è riservata al ministro ordinato che termina baciando il libro
– ci si pone in ascolto in piedi e si traccia un segno di croce in fronte, sulla bocca e sul petto
– i ceri e l’incenso onorano Cristo che, mediante la lettura evangelica, fa risuonare la sua efficace parola
– è un discorso diretto quello che avviene, come attestano le acclamazioni con cui si risponde alla proclamazione: «Gloria a te, o Signore» e «Lode a te, o Cristo». È il Signore che ci parla.
La Parola di Gesù che è nel Vangelo è viva e arriva al mio cuore. Per questo ascoltare il Vangelo è tanto importante, col cuore aperto, perché è Parola viva.
Per far giungere il suo messaggio, Cristo si serve anche della parola del sacerdote che, dopo il Vangelo, tiene l’omelia.
L’omelia:
Cos’è l’omelia?
– è «un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo», affinché trovi compimento nella vita
– la Parola del Signore entra dalle orecchie, arriva al cuore e va alle mani, alle opere buone. E anche l’omelia segue la Parola del Signore e fa anche questo percorso per aiutarci affinché la Parola del Signore arrivi alle mani, passando per il cuore.
– chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa. Il ministro deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria ma sta predicando la Parola di Gesù.
– anche quanti ascoltano l’omelia devono fare la loro parte prestando debita attenzione, assumendo le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti.
Come si prepara un’omelia?
Con la preghiera, con lo studio della Parola di Dio e facendo una sintesi chiara e breve.
10. Liturgia della Parola: Credo e Preghiera universale
«Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto»
(Gv 15,7)
Dopo l’omelia, un tempo di silenzio permette di sedimentare nell’animo il seme ricevuto, affinché nascano propositi di adesione a ciò che lo Spirito ha suggerito a ciascuno.
Dopo questo silenzio, la personale risposta di fede si inserisce nella professione di fede della Chiesa, espressa nel “Credo”. Recitato da tutta l’assemblea, il Simbolo manifesta la comune risposta a quanto insieme si è ascoltato dalla Parola di Dio.
C’è un nesso vitale tra ascolto e fede. La fede, infatti, non nasce da fantasia di menti umane ma, come ricorda san Paolo, «viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). La fede si alimenta, dunque, con l’ascolto e conduce al Sacramento. Così, la recita del “Credo” fa sì che l’assemblea liturgica «torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia».
La risposta alla Parola di Dio accolta con fede si esprime poi nella supplica comune, denominata Preghiera universale, perché abbraccia le necessità della Chiesa e del mondo. Viene anche detta Preghiera dei fedeli.
Le intenzioni per cui si invita il popolo fedele a pregare devono dar voce ai bisogni concreti della comunità ecclesiale e del mondo: si fanno preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo.
Dopo le singole intenzioni, proposte dal diacono o da un lettore, l’assemblea unisce la sua voce invocando: «Ascoltaci, o Signore».
La preghiera “universale”, che conclude la liturgia della Parola, ci esorta a fare nostro lo sguardo di Dio, che si prende cura di tutti i suoi figli.
11. Liturgia eucaristica: Presentazione dei doni
«Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico»
(Pontificale Romano – Ordinazione dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi)
Alla Liturgia della Parola segue la Liturgia eucaristica. In essa, attraverso i santi segni, la Chiesa rende continuamente presente il Sacrificio della nuova alleanza sigillata da Gesù sull’altare della Croce.
Il sacerdote, che nella Messa rappresenta Cristo, compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli nell’Ultima Cena.
Al primo gesto di Gesù: «prese il pane e il calice del vino», corrisponde quindi la preparazione dei doni. È la prima parte della Liturgia eucaristica. È bene che siano i fedeli a presentare al sacerdote il pane e il vino, perché essi significano l’offerta spirituale della Chiesa lì raccolta per l’Eucaristia.
Il sacerdote depone l’offerta sull’altare o mensa del Signore, «che è il centro di tutta la Liturgia eucaristica». Cioè, il centro della Messa è l’altare, e l’altare è Cristo.
Nella presentazione dei doni viene pertanto offerto l’impegno dei fedeli a fare di sé stessi, obbedienti alla divina Parola, un «sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente», «per il bene di tutta la sua santa Chiesa».
Un’immagine di questo movimento oblativo di preghiera è rappresentata dall’incenso che libera un fumo profumato che sale verso l’alto: ciò manifesta visibilmente il vincolo offertoriale che unisce tutte queste realtà al sacrificio di Cristo.
Nell’orazione sulle offerte il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza. Nel pane e nel vino gli presentiamo l’offerta della nostra vita, affinché sia trasformata dallo Spirito Santo nel sacrificio di Cristo e diventi con Lui una sola offerta spirituale gradita al Padre.
12. Liturgia eucaristica: Preghiera eucaristica
Concluso il rito della presentazione del pane e del vino, ha inizio la Preghiera eucaristica, che qualifica la celebrazione della Messa e ne costituisce il momento centrale, ordinato alla santa Comunione.
In questa solenne Preghiera – la Preghiera eucaristica è solenne – la Chiesa esprime ciò che essa compie quando celebra l’Eucaristia e il motivo per cui la celebra, ossia fare comunione con Cristo realmente presente nel pane e nel vino consacrati. Dopo aver invitato il popolo a innalzare i cuori al Signore e a rendergli grazie, il sacerdote pronuncia la Preghiera ad alta voce, a nome di tutti i presenti, rivolgendosi al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. «Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio».
Vi sono varie formule di Preghiera eucaristica, tutte costituite da elementi caratteristici.
Anzitutto vi è il Prefazio, che è un’azione di grazie per i doni di Dio, in particolare per l’invio del suo Figlio come Salvatore. Il Prefazio si conclude con l’acclamazione del «Santo», normalmente cantata. Tutta l’assemblea unisce la propria voce a quella degli Angeli e dei Santi per lodare e glorificare Dio.
Vi è poi l’invocazione dello Spirito affinché con la sua potenza consacri il pane e il vino. Invochiamo lo Spirito perché venga e nel pane e nel vino ci sia Gesù. L’azione dello Spirito Santo e l’efficacia delle stesse parole di Cristo proferite dal sacerdote, rendono realmente presente, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte.
Con un atto di fede crediamo che è il corpo e il sangue di Gesù. E’ il «mistero della fede», come noi diciamo dopo la consacrazione. Il sacerdote dice: “Mistero della fede” e noi rispondiamo con un’acclamazione.
Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del Signore, nell’attesa del suo ritorno glorioso, la Chiesa offre al Padre il sacrificio che riconcilia cielo e terra: offre il sacrificio pasquale di Cristo offrendosi con Lui e chiedendo, in virtù dello Spirito Santo, di diventare «in Cristo un solo corpo e un solo spirito».
La Chiesa vuole unirci a Cristo e diventare con il Signore un solo corpo e un solo spirito. E’ questa la grazia e il frutto della Comunione sacramentale: ci nutriamo del Corpo di Cristo per diventare, noi che ne mangiamo, il suo Corpo vivente oggi nel mondo.
La Preghiera eucaristica chiede a Dio di raccogliere tutti i suoi figli nella perfezione dell’amore, in unione con il Papa e il Vescovo, menzionati per nome, segno che celebriamo in comunione con la Chiesa universale e con la Chiesa particolare. La supplica, come l’offerta, è presentata a Dio per tutti i membri della Chiesa, vivi e defunti, in attesa della beata speranza di condividere l’eredità eterna del cielo, con la Vergine Maria.
Questa preghiera ci insegna a coltivare tre atteggiamenti che non dovrebbero mai mancare nei discepoli di Gesù: primo, imparare a “rendere grazie, sempre e in ogni luogo”; secondo, fare della nostra vita un dono d’amore, libero e gratuito; terzo, costruire la concreta comunione, nella Chiesa e con tutti. Dunque, questa Preghiera centrale della Messa ci educa, a poco a poco, a fare di tutta la nostra vita una “eucaristia”, cioè un’azione di grazia.
13. Liturgia eucaristica: “Padre nostro” e frazione del Pane
“Signore, insegnami a perdonare come tu hai perdonato me”
(Papa Francesco)
Nell’ultima Cena, dopo che Gesù prese il pane e il calice del vino, ed ebbe reso grazie a Dio, sappiamo che «spezzò il pane». A quest’azione corrisponde, nella Liturgia eucaristica della Messa, la frazione del Pane, preceduta dalla preghiera che il Signore ci ha insegnato, cioè del “Padre Nostro”
Padre nostro:
Cos’è il “ Padre Nostro”?
Il “Padre Nostro” è la grande preghiera che ci ha insegnato Gesù: quando i discepoli gli hanno detto : “Maestro, insegnaci a pregare come tu preghi”. E Gesù pregava così.
Con il “Padre Nostro” osiamo rivolgerci a Dio come Padre; ci colleghiamo col Padre che ci ama, ma è lo Spirito Santo a darci questo sentimento di essere figli di Dio.
Cosa chiediamo nel “Padre Nostro”?
“Il pane quotidiano”: c’è un chiaro riferimento al Pane eucaristico, di cui abbiamo bisogno per vivere da figli di Dio.
“Remissione dei nostri debiti”, e per essere degni di ricevere il perdono di Dio ci impegniamo a perdonare chi ci ha offeso.
Dobbiamo chiedere “Signore, insegnami a perdonare come tu hai perdonato me”.
“Liberarci dal male” che ci separa da Lui.
Queste sono richieste molto adatte per prepararci alla Santa Comunione.
Segno della pace:
Con il gesto concreto scambiato tra i fedeli, si esprime la “comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento”.
Frazione del pane:
Compiuto da Gesù durante l’Ultima Cena, lo spezzare il Pane è il gesto rivelatore che ha permesso ai discepoli di riconoscerlo dopo la sua risurrezione.
Agnello di dio:
Nel Pane eucaristico, spezzato per la vita del mondo, l’assemblea orante riconosce il vero Agnello di Dio, cioè il Cristo Redentore, e lo supplica: «Abbi pietà di noi … dona a noi la pace». «Abbi pietà di noi», «dona a noi la pace» sono invocazioni che, dalla preghiera del “Padre nostro” alla frazione del Pane, ci aiutano a disporre l’animo a partecipare al convito eucaristico, fonte di comunione con Dio e con i fratelli.
14. Liturgia eucaristica: la Comunione
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui»
(Gv 6,56).
La celebrazione della Messa è ordinata alla Comunione sacramentale, cioè a unirci con il corpo e il sangue di Cristo.
Celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona sé stesso sia nella Parola sia nel Sacramento dell’altare, per conformarci a Lui.
«Beati gli invitati alla Cena del Signore: ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo»
Dopo aver spezzato il Pane consacrato, cioè il corpo di Gesù, il sacerdote lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico.
Dopo aver spezzato il Pane consacrato, cioè il corpo di Gesù, il sacerdote lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico.
L’invito a sperimentare l’unione con Cristo, è un invito che rallegra e insieme spinge a un esame di coscienza illuminato dalla fede.
In questa fede, anche noi volgiamo lo sguardo all’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e lo invochiamo: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato»
Riconosciamo qui la distanza che ci separa dalla santità di Cristo, ma dall’altra siamo consapevoli che tutti noi siamo perdonati o saremo perdonati ogni volta che ci accostiamo al sacramento della penitenza.
Ogni volta che noi facciamo la comunione, assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù.
Come il pane e il vino sono convertiti nel Corpo e Sangue del Signore, così quanti li ricevono con fede sono trasformati in Eucaristia vivente.
Al sacerdote che, distribuendo l’Eucaristia, ti dice: «Il Corpo di Cristo», tu rispondi: «Amen», ossia riconosci la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo.
Perché quando ricevi l’Eucaristia, diventi corpo di Cristo.
Dopo la Comunione, a custodire in cuore il dono ricevuto ci aiuta il silenzio, la preghiera silenziosa. Allungare un po’ quel momento di silenzio, parlando con Gesù nel cuore ci aiuta tanto, come pure cantare un salmo o un inno di lode che ci aiuti a essere con il Signore.
La Liturgia eucaristica è conclusa dall’orazione dopo la Comunione. In essa, a nome di tutti, il sacerdote si rivolge a Dio per ringraziarlo di averci resi suoi commensali e chiedere che quanto ricevuto trasformi la nostra vita.
15. Riti di conclusione
«Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me»
(Gal 2,19-20)
Dopo l’orazione dopo la Comunione, la Messa si conclude con la benedizione impartita dal sacerdote e il congedo del popolo.
Come era iniziata con il segno della croce, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è ancora nel nome della Trinità che viene sigillata la Messa, cioè l’azione liturgica.
I cristiani non vanno a Messa per fare un compito settimanale e poi si dimenticano, no. I cristiani vanno a Messa per partecipare alla Passione e Risurrezione del Signore e poi vivere di più come cristiani: mentre la Messa finisce, si apre l’impegno della testimonianza cristiana,
Usciamo dalla chiesa per «andare in pace» a portare la benedizione di Dio nelle attività quotidiane, nelle nostre case, negli ambienti di lavoro, tra le occupazioni della città terrena, “glorificando il Signore con la nostra vita”.
Ogni volta che esco dalla Messa, devo uscire meglio di come sono entrato, con più vita, con più forza, con più voglia di dare testimonianza cristiana.
La Messa è come il chicco di grano che poi nella vita ordinaria cresce, cresce e matura nelle opere buone, negli atteggiamenti che ci fanno assomigliare a Gesù. I frutti della Messa, pertanto, sono destinati a maturare nella vita di ogni giorno.
L’Eucaristia ci separa dal peccato: «Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progrediamo nella sua amicizia, tanto più ci è difficile separarci da Lui con il peccato mortale».
Partecipare all’Eucaristia impegna nei confronti degli altri, specialmente dei poveri, educandoci a passare dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli, in cui egli attende di essere da noi riconosciuto, servito, onorato, amato.
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