II Domenica di Avvento – “Amen” alla fine della preghiera d’intercessione
In questo tempo di Avvento ci proponiamo di valorizzare l’acclamazione “Amen”.
“AMEN – Vieni, Signore Gesù”
CELEBRARE L’ATTESA IN PREGHIERA
Domenica 20 Novembre: “Amen” al termine della preghiera di intercessione.
Nella preghiera dei fedeli di questa domenica non seguiremo il foglietto ma leggeremo le invocazioni raccolte dalla Caritas della comunità pastorale. Lasceremo poi un tempo di silenzio per la preghiera personale. Alla fine dell’orazione dopo la preghiera d’intercessione acclamiamo insieme AMEN.
Nelle nostre comunità da tempo abbiamo suggerito la possibilità che ciascuno possa presentare una personale richiesta di preghiera e intercessione. E’ possibile raccoglierle su un apposito “libro delle preghiere” in fondo alla chiesa oppure utilizzando la proposta “un minuto con Dio” nella pagina dedicata del sito internet della comunità al seguente link Il libro delle preghiere
La preghiera dei fedeli, di cui abbiamo alcune forme da antichissima data, è inserita nella liturgia della Parola perché ha la funzione di “rispondere” alla Parola di Dio che è stata precedentemente proclamata, e dà la possibilità a ogni fedele di esprimere il proprio sacerdozio battesimale elevando a Dio preghiere di intercessione per la salvezza di tutti.
Cosa è la preghiera di intercessione.
Intercedere non vuol dire solo “pregare per qualcuno” come spesso si pensa. Etimologicamente significa “fare un passo in mezzo”, mettersi nel centro di una situazione, posizionarsi dove il conflitto ha luogo, porsi tra le due parti. Non si tratta quindi solo di articolare un bisogno e una richiesta a Dio stando al riparo. Intercessione è entrare nel cuore della situazione.
Il primo vero intercessore è Gesù. L’orazione letta dal sacerdote si conclude infatti con l’espressione “per Cristo nostro Signore”. Chi fa intercessione si mette in mezzo, entra nel cuore della situazione, stende le braccia a destra e a sinistra per unire e pacificare. È il gesto di Gesù Cristo sulla croce: si è posto nel mezzo di una situazione insanabile, perché era solidale con le due parti in conflitto, anzi i due elementi in conflitto coincidevano in lui: l’uomo e Dio.
Per questa duplice solidarietà ha messo in conto anche la morte, ha accettato la tristezza, l’insuccesso, la tortura, il supplizio, l’agonia e l’orrore della solitudine.
Tre caratteristiche e tre modelli di intercessione nelle storie bibliche
Ostinazione: la preghiera di Abramo per Sodoma (cfr Gen 18); una preghiera che ricorda volti e persone. Anche se, come per Abramo, non verrà esaudita, tocca il cuore di Dio e converte quello di Abramo stesso.
Inquietudine: la preghiera di Mosè per il popolo (cfr Es 17). Lungo il cammino del deserto si attraversa la fatica dell’incomprensione da parte degli altri; e la perseveranza in un cammino difficile che confida non nei risultati che si conseguono ma unicamente nella promessa di Dio.
Umiltà: la preghiera dei leviti (cfr. Ne 9). In tempo di incertezza e angoscia invocano il perdono di Dio sul peccato di Israele.
Intercessione e fraternità.
La prima forma di fraternità passa dalla preghiera di intercessione. Solo nello Spirito che ci strappa alla nostra individualità chiusa noi possiamo pregare per gli altri, far inabitare in noi gli altri e portarli davanti a Dio, arrivando addirittura a pregare per i nemici, passo essenziale da fare per poter arrivare ad amare i nemici (Matteo 5,44). C’è stretta reciprocità fra preghiera per l’altro e amore per l’altro. Anzi, potremmo dire che il culmine dell’intercessione non consiste tanto in parole pronunciate davanti a Dio, ma in un vivere anche noi come Gesù, davanti a Dio nella posizione del crocifisso, a braccia stese, nella fedeltà a Dio e nella solidarietà con gli uomini. Per questo l’intercessione vera è difficile. Ma se non vi tendiamo, la nostra preghiera sarà fatta con le labbra, non con la vita.
I discepoli di Gesù intendono la vita come una vocazione e ricevono dal mistero celebrato, dalla Parola proclamata e dalle confidenze segrete che lo Spirito fa risuonare nella preghiera personale la rivelazione che la vita non è un caso, non è un destino, non è una disgrazia, ma la vocazione a essere figli nel Figlio, santi e immacolati al cospetto di Dio nella carità.
E perciò l’Amen è la risposta in cui si esprime lo stupore, la gratitudine, la fierezza, la trepidazione di essere figli e figlie di Dio.
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
donaci il tuo Santo Spirito,
perché possiamo vivere, amare, pregare,
in Cristo, con Cristo, per Cristo
e darti gloria in ogni cosa
e trovare in te salvezza e pace.