III Domenica di Avvento – Le profezie adempiute
Simbolo che accompagna il cammino della liturgia: CANDELA E FUOCO
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 7, 18-28)
In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui».
Riflessione sul simbolo: CANDELA E FUOCO
Il fuoco è l’elemento verticale per eccellenza: come gli alberi esso indica il cielo.
Lo scrittore G. Bachelard scrisse meravigliose pagine sulla verticalità delle fiamme e si chiede quale sia l’essenza del fuoco che, prima ancora della verticalità, ha un potere purificante.
Mosè ascolta, per la prima volta la voce di Dio al Sinai, davanti al roveto ardente. Il fuoco si dematerializza e diventa Spirito.
Il fuoco dello Spirito permette l’esalazione del profumo unico di ciascuna delle nostre vite, profumo che si è sbarazzato della decomposizione, e che procura a Dio un aroma riposante, un aroma che profuma (per – fumen) di incenso nel turibolo (preghiera che sale in Alto). Nel cammino dell’Esodo la nube ed il fuoco diventano simbolo della presenza di Dio.
Per chi si dedica così al Dio vivente, con tutto ciò che è, con le sue ombre e le sue luci, è gioia immensa celebrare quel fuoco che brucia tutto quanto manda cattivo odore. Poiché, così, già oggi, si celebra la risurrezione alla quale siamo tutti associati, e che comincia ora.
Cristo Gesù è candela, cera che si consuma, luce che ci illumina, Spirito che ci rende testimoni.
La presenza viva di Cristo, da custodire, difendere e dilatare in noi, è lampada che rischiara i nostri passi, luce che orienta le nostre scelte, fiamma che riscalda i cuori nell’andare incontro al Signore, rendendoci capaci di aiutare chi fa la strada con noi, fino alla comunione inseparabile con Lui.
In questa terza settimana di Avvento, il profeta Isaia dice: “Io l’ho preso per la destra, per abbattere le nazioni [..], per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone resterà chiuso”. Grandi cose ha fatto il Signore per noi! S. Paolo, pur di portare i suoi fratelli a Cristo, vorrebbe essere anatema, separato da Cristo stesso. A Gesù i discepoli del Battista chiedono: “Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.
Vedendo i miracoli da Lui compiuti, riferiscono al Battista ciò che hanno visto e udito.
Accesi dal fuoco dello Spirito, i nostri cuori possano risplendere come luci festose davanti a Cristo che è il Signore.