Sacro Cuore – Vetrate

1. L’ANGELO DELLA RESURREZIONE

Spesso la rappresentazione della risurrezione nelle immagini sacre vede la figura di Cristo che esce dal sepolcro. Nei Vangeli, invece, il primo annuncio è sempre dato dall’angelo in vesti bianche, seduto accanto al sepolcro vuoto. Le tessere del mosaico circondate dai colori del vetro descrivono il gioioso annuncio della vittoria di Cristo sulla morte. il sepolcro aperto, l’angelo vestito di luce, la corona di rami d’ulivo esprimono la pace comunicata da Cristo che sovrasta ogni sofferenza.

2. PENTECOSTE

Le lingue di fuoco descritte nel secondo capitolo del libro degli Atti degli Apostoli riempiono tutto lo spazio della finestra avvolgendo completamente la massa verde-azzurra degli Apostoli. In alto, uno squarcio di cielo di un blu intenso suggerisce l’altro elemento descritto in quelle pagine: il rumore violento, come di vento impetuoso, che scuote la casa. E in quello spazio aperto si intravvedono alcuni segni luminosi: tre grandi stelle (le tre persone della Trinità? Le tre virtù fondamentali: fede, speranza e carità?) insieme a sette piccole fiammelle rosse, immagine dei sette doni dello Spirito santo. Sotto, quasi schiacciati e sgomenti per l’irruzione del fuoco, il gruppo degli undici (manca Mattia, il sostituto di Giuda) amalgamati in una compatta schiera dove volti e mani emergono da una indistinta macchia di colore. Sono, quei visi, quasi tutti maschili; ma in basso a sinistra si notano le fattezze delicate di Maria. In realtà in quella compagine di fedeli ci potrebbe stare qualcun altro, forse anche noi, piccoli, nascosti eredi di quel gruppo privilegiato.

3. LE QUATTRO BEATITUDINI

4. IL SACRO CUORE

In sacrestia, a completamento ornamentale dell’arredo, è situata l’ultima vetrata che ha come tema il Sacro Cuore cui è dedicata la nostra chiesa. L’immagine centrale prende spunto dalla statua del Sacro Cuore che si trova nella cappella dell’Università Cattolica di Milano, mentre il motivo ornamentale che la racchiude si rifà alle volute di antichi pizzi a fuselli di cui esiste una scuola in parrocchia

5. L’ANGELO DEL LIBRO

L’elemento fondamentale della vetrata è il libro, chiuso da sette sigilli. E’ un libro misterioso (scritto all’interno e all’esterno) che nessuno può aprire e leggere. Il libro rappresenta la storia umana:si intravvedono, infatti, intorno all’angelo, simbologie cosmiche (lampi), naturali (un fiore), tecnologiche (una ruota dentata). Nessuno può aprirlo perchè nessuno è in grado di capire il senso ultimo delle cose se non Cristo, il leone della tribù di Giuda, che ha scelto di vivere l’evento umano più definitivo, la morte, per sconfiggerla, liberando l’uomo. E’ solo osservando la sua vicenda di morte e di risurrezione che l’uomo comprende “in profondità” gli eventi storici. Cristo è, dunque, il criterio di valutazione della storia e il modo di viverla è indicato definitivamente dalla via che Egli ha percorso.

6. LA CORTE CELESTE

Ho deliberatamente rinunciato alla rappresentazione del personaggio assiso sul trono per l’impossibilità di un simile compito. Ho preferito, invece, dare rilievo alla raffigurazione dei quattro esseri viventi. Ho deciso di illustrarne strettamente i caratteri: l’ aquila per la profondità e la dinamicità del mondo; il leone per la forza e la potenza; il toro per la fecondità e la vita; l’essere dall’aspetto umano per la razionalità e l’intelligenza. I colori che ho predisposto dovrebbero esaltare tali significati in dialogo con la luce fiammeggiante che proviene da un punto lontano, come flusso di energia emanata da Colui che siede sul trono. Luce che si concretizza, infine, nei colori dell’arcobaleno nella cui caleidoscopica visione si percepisce l’aspetto immaginifico dei vegliardi (sei dei ventiquattro) che, in vesti sfolgoranti, offrono le loro corone d’oro con vigorosa tensione a Colui che siede sul trono. La composizione si chiude inferiormente con l’allusione al mare, simbolo del diluvio, della distruzione, del terrore tenuto a bada dagli occhi vigili e provvidenti del Dio creatore che, con l’arcobaleno, ha stretto con l’uomo la Nuova Alleanza per la quale l’ultimo evento non sarà la distruzione, ma la sa lvezza.

7. IL GRAN GIORNO DELL’IRA

La vetrata racchiude una ricca simbologia : il cataclisma che precede il giudizio finale di Dio è rappresentato dal vortice centrale, dalla spirale nella quale si esaurisce il “cosmo” (parola greca che significa “ordinato” “armonico”);tutte le realtà cosmiche (stelle, luna, sole) non hanno più equilibrio. E qui l’Apocalisse ci invita a stare attenti, a non lasciarci ammaliare dagli idoli vuoti perchè questi saranno annientati. Il gran giorno dell’ira sarà, così, il giorno della punizione, del disordine, ma solo per dare salvezza alla schiera sterminata degli eletti (raffigurata nella parte inferiore della vetrata) che Dio ha anticipatamente provveduto a “segnare”. In pratica la vetrata ci dice: alzate il velo della vostra superficialità, scandagliate il progetto salvifico di Dio: non troverete solo pace, ma non troverete neppure solo la guerra, troverete la commistione dell’una e dell’altra.Ogni uomo è messo sulla linea di demarcazione di queste due realtà: può passare là dove c’è turbolenza ed essere avvolto dai vortici della tempesta, oppure può associarsi allo stuolo dei “segnati” in candide vesti e cantare le lodi dell’Agnello.

8. L’ANGELO DELLA FALCE

La vetrata è dominata dal rosso perchè, in effetti, essa rappresenta una delle scene più sanguinose dell’Apocalisse. L’angelo è mandato a raccogliere perchè ormai l’uva è matura (in Palestina le viti crescono basse, perciò la vendemmia è fatta con la falce). Tra le varie interpretazioni, tre sono gli elementi che è importante sottolineare: la drammaticità del momento rappresentata dalla falce e dal rosso sanguigno; la speranza che deriva dal fatto che i grappoli (forse i martiri, forse il popolo di Dio perseguitato, forse lo stesso Cristo) non sono dispersi, ma raccolti nel grande tino; e la giustizia di Dio che li pigerà per tramutare in un nuovo Mar Rosso di salvezza il loro sacrificio. E’ il quadro drammatico del giudizio finale, ma non dimentichiamo la prospettiva entro la quale l’Apocalisse si muove: la fine è evocata e anticipata per permettere ai fedeli di valutare correttamente quello che ancora continua ad accadere.

9. RITORNA IL SERENO

10. LA CROCE DELLA PASSIONE

11. L’ALBA DEL NUOVO GIORNO

12. L’ANGELO DELLA TROMBA

Nell’Apocalisse ci sono spesso figure angeliche e ben sette di questi suonano la tromba. Nella storia di Israele la tromba annunziava l’inizio di grandi avvenimenti e festività: il capodanno, il kippur (grande celebrazione penitenziale). Il suono si diffonde per tutto lo spazio comportando il riscuotersi di tutta la creazione, una specie di terremoto. Le prime sei trombe dell’Apocalisse vengono suonate per annunziare eventi luttuosi e cataclismi simili alle piaghe d’Egitto mentre l’avvento della settima tromba viene preannunziato come la conclusione di tutto: «Quando il settimo angelo farà udire il suono della sua tromba, allora sarà consumato il mistero di Dio». Il suono della settima tromba, cui fa riferimento la nostra vetrata, dice dunque: Il tempo è compiuto; è finito il tempo in cui le forze del male facevano da padrone del mondo, la signoria del mondo è passata nelle mani del Signore. E’ un momento di pacata solennità. La volta celeste, ancora tempestata di grandine e lapilli incandescenti è un po’ come un tunnel oscuro che, al suono della tromba, si scompone a spirale e mostra, in alto, il cielo. Ora è il momento del ringraziamento e della lode.

13. LOTTA TRA IL BENE E IL MALE

La lettura della vetrata è quanto mai immediata e splendido il contrasto luminoso tra il bianco della Vergine e il prorompente rosso del drago, più complesso e ricco è il carico simbolico dei suoi elementi. Si distinguono chiaramente: la Donna che ha in capo una corona di dodici stelle, il Bambino e il drago. Sono questi i tre «segni» che Giovanni usa nell’Apocalisse per descrivere l’ostinata quanto inutile lotta del male contro il bene (la corona, infatti, è segno di vittoria). La donna rappresenta il popolo di Dio dell’Antico Testamento (le dodici stelle sono le tribù di Israele), ma anche la Chiesa del Nuovo (e dodici sono gli Apostoli)e, infine, nella tradizione cristiana, Maria che genera il Cristo punto di incontro e di fusione tra i due. Il dragone è la forza satanica e maligna che, incarnandosi in fatti e personaggi storici, perseguita da sempre il popolo di Israele e la Chiesa. Ma al cristiano, pur sperimentando quotidianamente, le multiformi manifestazioni del maligno è data la certezza del risultato finale: Michele e i suoi angeli sconfiggono il dragone e i suoi seguaci e «…per loro non vi fu più posto in cielo».

14. NUOVO CIELO E NUOVA TERRA

«Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Questa affermazione annuncia una nuova creazione, un nuovo cielo, una nuova terra, dove non ci sarà più dolore nè morte; non verrà più notte perchè tutto risplenderà nella gloria di Dio. Ho incentrato l’opera sul momento iniziale, immaginando il percorso della luce che si propaga da un piccolo nucleo bianco, simbolo dell’eternità. La luce percorre lo spazio e, con la rifrazione poliedrica del colore, dà origine a paesaggi immateriali, a cieli che si vanno popolando di forme policrome. La colonna di luce accende la vita a nuovi germogli e segna le tracce delle fondamenta della nuova città. E’ la Gerusalemme celeste – come la descrive Mons. Ravasi – splendente e radiosa di gemme, popolata di ruscelli, di palme, di alberi fruttiferi, fertile come il grembo di una madre. Gerusalemme è il nostro destino nel quale finalmente non avremo più sete e nel quale troveremo la nostra pace e la nostra serenità”.

15. SETTE DONI A MARIA

Posta ai piedi dell’altare della Madonna, la vetrata vuole invitare le mamme a portare i loro figli a chiedere aiuto e protezione a Maria. Protagonisti sono sette bambini che le portano doni: una mela, una corona di fiori, una brocca d’acqua, una lampada, una preghiera, un arcobaleno di pace, … è una vetrata piena di luce e di colori vivaci in una grance semplicità di tratto.

16. L’ANGELO DELLA MISURA

L’ultimo rosone rappresenta la città celeste, la Gerusalemme nuova ornata magnificamente come una sposa. L’angelo ha in mano una canna d’oro perchè Dio ha riprogettato tutto secondo la Sua «misura». Prendere le misure significa giudicare la storia, ma indica anche un progetto per cui Dio prende possesso di tutta la realtà per farne la propria dimora. Non starà più nel luogo del culto antico (ecco perchè nella Gerusalemme nuova non c’è il tempio), ma sarà «tutto in tutti», con un respiro di universalità che fa pensare alla funzione della nostra chiesa: non un luogo di presenza esclusiva di Dio, ma un segno che Dio abita con noi, riempie la nostra vita, prende possesso di tutta la nostra realtà.

17. UN POPOLO DI SALVATI

La vetrata posta sopra il fonte battesimale ci aiuta a riscoprire il valore dell’acqua che purifica e vivifica l’anima. La mano di Dio crea tre gocce d’acqua che diventano mare in grado di sostenere l’arca di Noè con il suo carico di bontà. Acqua che poi si divide per offrire salvezza a Mosè e al popolo minacciato dalla violenza dell’oppressore. Al di sopra di tutto, poi, aleggia lo Spirito che anima la vita della Chiesa.

18. TE DEUM LAUDAMUS

In ogni parte della terra, la sera, si eleva la preghiera liturgica della Compieta. L’orante è il credente che, con le grandi mani protese verso il cielo, ringrazia per i doni ricevuti e implora protezione. Lo circondano stelle e luna, simbolo della presenza divina anche nel buio della notte fisica o dell’anima.

19. DE PROFUNDIS

A fianco del fonte battesimale, simbolo della vita, troviamo una vetrata in cui viene rappresentato il mistero della morte. L’anima del giovane defunto lascia il corpo e l’affetto terreno dei propri cari per elevarsi verso l’amore di Cristo. Semi nascosto, nella parte inferiore e più cupa della vetrata, il volto drammatico di Maria che, partecipe dello stesso dolore, invoca la salvezza di quest’anima.